Adagiato su un promontorio che domina la fiabesca valle subequana, Secinaro è un comune di circa 400 abitanti a 850 mt sul livello del mare. Il suo nome, così particolare, deriva da Sicina Ara, cioè altare dedicato a Sicina o Sicinna, ninfa del corteo della dea Cibele al seguito di Dioniso. Facile da raggiungere sia in macchina che con gli autobus, a 20 km da Rocca di Mezzo, 40 km da L’Aquila e 20 km dall’uscita autostradale di Sulmona, rimane vicino ai principali punti turistici con un eccezionale rapporto qualità prezzo.

Per gli appassionati della montagna, Secinaro ospita a pochi passi dal paese l’incantevole scenario dolomitico del monte Sirente (mt 2349, quarta cima più alta dell’Appennino) con una faggeta secolare rinomata per la raccolta di legna e funghi porcini e una neviera perenne, al quale si può arrivare direttamente dal paese attraverso numerosi sentieri che raggiungono suggestive mete da scoprire anche a cavallo come i prati in alta quota di Fonte Canale, la Neviera del Sirente , Fonte dall’Acqua, Le Pagliare di Tione, il Lago Meteoritico, la città romana di Superaequum, la sorgente del miracolo di S. Francesco a Baullo, ecc….. . Rifugi custoditi e aree ristoro attrezzate lungo il tragitto permettono di godere appieno del paesaggio. Durante tutto l’anno un’associazione di trekking, l’arcobaleno del Sirente, organizza eventi programmati per scoprire questi posti e in inverno le piane del Sirente accolgono lunghe e affascinanti piste per lo sci di fondo.

Anche dal punto di vista enogastronomico possono osservarsi delle eccellenze. Carni nostrane allevate allo stato brado su pascoli di alta quota, piatti tipici a base di agnello come il marro, j’ntremè (ogni anno a Gagliano Aterno si ripropongono in una sagra), legumi biologici, cereali pregiatissimi di ancestrale origine come la solina, il grano dei nostri bisnonni, ricco in fibre e nutrienti particolarmente indicato per le persone con ridotta tolleranza  glucidica (nella valle subequana si organizza tutti gli anni una sagra apposita), fanno da spunto ai vari produttori locali per la preparazione di svariati prodotti alimentari freschi e confezionati.

Curiosando per il paese è facile notare, incastonate nelle costruzioni di case e fontanili, come pure appoggiate per strada, epigrafi millenarie che raccontano origini antichissime di un glorioso passato: parliamo infatti di Superaequum, città romana governata da illustri quadrumviri, che possedeva templi, mercati coperti, circhi, strade, catacombe e ospita tra l’altro le spoglie della moglie di Ottaviano. Reperti di considerevole rilevanza possono essere osservati nei locali del comune, in un museo in via di allestimento e in alcuni luoghi privati, come il ristorante con aree attrezzate “Da Ada e Giovanni”. Per approfondimenti un illustre personaggio locale, Evandro Ricci, ha passato gran parte della sua vita a documentare i numerosi ritrovamenti in diversi libri e pubblicazioni, alcune delle quali disponibili on line.

Ultima ma non meno importante è la leggenda descritta dal Fabrizi nel 1898 che legava il culto di Sicina a Secinaro alle sicinnidi, danze orgiastiche che esaltavano il culto fallico dedicate agli dei e ballate nell’antica Superaequum, nei territori greci e romani. Un giorno, durante una di queste danze, nel tempio dedicato alla dea Pelina (attuale chiesa della Madonna della Consolazione a Secinaro), cadde un fulmine a ciel sereno e i pagani, credendo che fosse colpa dei cristiani, li rinchiusero nel tempio e li picchiarono fino ad ucciderli. Seguì una gran peste. Poi “Una notte videro verso l’oriente, di la dal mare, lontano lontano, una lunga e fiammeggiante stria di luce. Erano gli angioli che portavano per l’aria, di stella in stella, la bella e santa immagine della Madonna da Costantinopoli sui monti di Lucoli; e di là, rivolando, la venivano a depositare qui dentro”  . Quella “stria di luce fiammeggiante” sembrerebbe la stessa che vide Costantino, re di Roma, prima della battaglia contro Massenzio a Saxa Rubra,  nella quale lesse “In hoc signo vinces”.  Costantino riconobbe nella scia di luce una croce di fuoco ed interpretò la sua vittoria come un segno di Cristo. Quindi si convertì al cristianesimo e ufficializzò la religione cristiana. Quella scia oggi, secondo una commissione internazionale di scienziati che ha preso spunto dalle intuizioni del geologo svedese Jens Ormo nel 1990, sembrerebbe che sia esistita davvero. Era un meteorite, il più recente meteorite caduto in Italia che ha creato un cratere  sulla piana del Sirente (il lago meteoritico).